Il mistero del London Eye

Silvia Sai

Questo libro mi chiamava da tempo. Impossibile che tu non l’abbia letto, mi dicevano, è bellissimo.
E quando l’ho iniziato, dopo le prime pagine, ho subito capito che questo romanzo non mi avrebbe lasciato respirare fino all’ultima riga.
Siobhan Dowd, grandissima scrittrice irlandese troppo prematuramente scomparsa, intesse un racconto che tiene agganciati dall’inizio alla fine.

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Un giallo, un’avventura da affrontare, un mistero inspiegabile.
Tante le persone coinvolte nella trama, un solo protagonista indimenticabile: Ted, ragazzino autistico che pensa e ragiona secondo schemi decisamente particolari. Ma, attenzione, nessun pietismo, nessuna enfatizzazione in positivo della diversità. Ted è semplicemente un bambino diverso, che sa di essere diverso, e che a volte viene trattato troppo da diverso.
Per il resto, è colui che cercherà di risolvere il mistero del London Eye, ovvero di che fine ha fatto il cugino Salim salito sulla grande ruota panoramica di Londra e mai più sceso.

Sparito? Evaporato? Ucciso? Scappato? Mai salito?
Non vi diciamo nulla, ovviamente, perché non solo sveleremmo il finale smascherando l’impianto narrativo ma vi priveremmo del gusto di seguire i ragionamenti e le ipotesi elaborate da Ted e da chi gli sta accanto, in particolare la sorella, sua compagna di congetture e avventura.

È un romanzo costruito benissimo, con una regia impeccabile di azioni, pause, pensieri, relazioni, dialoghi, incursioni nei pensieri di Ted.
La scrittura è calibrata e si beve parola dopo parola, nonostante le 256 pagine!
Indubbiamente è il giallo della sparizione a far desiderare di leggere ancora un’altra pagina, prima di spegnere la luce.
Ma non solo.
Ci si affeziona a Ted. Ai suoi pensieri strambi. E a tutto ciò che gli ruota attorno, in un intrigo di relazioni.

Relazioni, sono anche loro al centro della storia. Quelle relazioni, perlopiù familiari, che Ted vive in modo particolare, nella solitudine, nell’incomprensione, ma anche nell’affetto e nel tentativo continuo di “leggere” le altrui espressioni, gesti e comportamenti, così difficili per lui da decifrare.

C’è la complicità tra fratelli ma anche la difficoltà di accettarsi e comprendersi.
C’è l’amore della madre, a volte offuscato dai timori e da una fiducia nel figlio non semplice da concedere.
C’è un divorzio, un trasferimento lontano, ci sono fughe segrete e zone d’ombra di una società multiculturale. C’è la paura e l’angoscia, la tristezza.
Ma c’è anche il desiderio ardente di non arrendersi e di sperare, facendo funzionare il cervello, ipotesi dopo ipotesi, da scartare e rivalutare.
Ci sono le previsioni metereologiche, quelle che tanto calmano il cervello sempre attivo di Ted e che confortano come una storia della buonanotte.
E ci sono i sogni, quelli di un ragazzino che con inconsapevole ironia riesce a costruirsi un immaginario futuro.

Questo è un romanzo che appassiona durante la lettura e al termine fa sospirare, di nostalgia, perché è finito, di gioia, perché ci ha lasciati pienamente soddisfatti.

IL MISTERO DEL LONDON EYE
Siobhan Dowd
Traduzione di Sante Bandirali

Uovonero Edizioni
Anno di pubblicazione: 2011
256 pp. | 14 x 20,5 cm.
Prezzo di copertina: 14 euro
Età di lettura: dai 12 anni

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