Questa sì che è una storia femminista!
Scoprire e maturare una passione che porta a sovvertire le consuetudini sociali, perseguirla con determinazione incurante delle pressioni sociali e familiari, questo è ciò che fa la protagonista de “Più veloce del vento” di Tommaso Percivale per Einaudi ragazzi.
Una donna rivoluzionaria, quasi leggendaria -e la sua è una storia vera. Ed è proprio questa aderenza alla realtà a rendere il libro di Percivale tutto fuorché retorico.
Alfonsina Morini, coniugata Strada, è stata la prima donna che con fermezza è entrata nel mondo prettamente maschile del ciclismo agonistico, partecipando anche al Giro d’Italia nel 1924.
Non importa se non si è amanti del ciclismo, questo romanzo invischierà senza scampo il lettore in una corsa verso la libertà e la realizzazione personale.
Tommaso Percivale ci racconta Alfonsina, col suo sguardo buono e i suoi capelli corvini e ribelli, in maniera magistrale; ci fa toccare con mano i suoi enormi sacrifici, anche fisici, alimentati da una passione irrefrenabile. Da quando, ancora ragazzina, Alfonsina per la prima volta cavalca di nascosto la bici del padre, il suo destino è segnato. E così comincia a correre, prima in modo incerto tra mille cadute, poi in modo sempre più sicuro nelle stradine della campagna emiliana, lo fa di notte, in gran segreto da mamma e papà, nasconde i lividi e i graffi sulle ginocchia, fugge in sella alla bici verso Bologna anziché andare a messa, lavora senza sosta al ricamo per contribuire al mantenimento della famiglia ma anche per un giorno avere una bici, vera, sua.
E il racconto dell’acquisto della bicicletta in un negozio del centro di Bologna è meraviglioso e indimenticabile. Così come le gare di corsa improvvisate con ciclisti increduli, o la prima partecipazione alle gare semi agonistiche alla Montagnola di Bologna.
Ci sono muscoli sfiancati, sudore, ossa rotte, nervi a pezzi, qualche lacrima e una grandissima forza di volontà che segna l’uscita da un destino di miserie per percorrere imprese da avventuriera, nonostante il disprezzo e lo scherno di chi le sta intorno.
Pochissime sono le persone che accettano Alfonsina per come è – la sorella, un amico d’infanzia -, qualcuno la ammira, qualcuno la ama. La maggior parte la giudica: una giovane donna che gira in sella a una bici, gareggia senza reggiseno, indossa pantaloncini, non è madre né moglie.
Vorremmo tutte essere un po’ Alfonsina, anche, e forse soprattutto, se non abbiamo mai avuto una passione così travolgente o se non abbiamo mai dovuto scontrarci con nulla per viverla.
Quando tornò a casa, quella notte, aveva le cosce crivellate di lividi, le caviglie gonfie e i polsi dolenti. Ma non sentiva alcun dolore. Era già altrove, stregata dalla forza che aveva scoperto di possedere.
Dentro di lei, in un fondo segreto, qualcosa aveva iniziato a muoversi. Alfonsina pensò che forse anche le galline sentivano quel tramestio quando erano pronte per fare l’uovo, e allora diventavano nervose e piene d’urgenza.
Entrò in casa e filò dritta in soffitta, dove non andava mai nessuno. Non aveva fame, sete, sonno. Voleva solo ripensare a quando era riuscita a trovare l’equilibrio e la bicicletta aveva iniziato a filare sotto di lei, stretta tra le gambe, salda sotto le braccia, leggera e però così forte, così potente e veloce.
Consigliato dai 12 anni.
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