I due autori, i cui rispettivi linguaggi si accordano con stupefacente armonia, creano un mondo grottesco e visionario, in cui l’unica cosa certa è che ciò che vediamo è esattamente ciò che scaturisce dalla fantasia di Nuvolario, senza freno alcuno, mentre osserva attraverso il finestrino le macchine accanto (“come le navi in bottiglia del nonno”). Nuvolario si stupisce, sempre più, mentre i genitori fumano, si stressano, si urlano addosso, per poi passare in secondo piano rispetto alle fantasticherie del bambino e alla realtà in continuo mutamento.
Mi è parso di vedere uno sguardo esterno ironico, comico e irriverente, volutamente caricaturale nell’evocare il filtro deformante con cui guardiamo gli altri e il mondo attorno. Perché la prospettiva immaginifica di Nuvolario in realtà appartiene a tutti noi. Quando sbirciamo i nostri vicini di traffico, spesso proviamo curiosità, repulsione, fastidio, empatia… fantastichiamo, a volte. Osserviamo un’umanità, quella stessa umanità che pullula nel libro con abbondanza di dettagli.
Certo, noi non trasformiamo aree di sosta in castelli medievali, nè suorine in pellegrinaggio in danzatrici scatenate con musica tunz tunz tunz, nè trasformiamo “un irsuto omaccione” in un gorilla al volante “in una giungla equatoriale carica di leccornie”, e nemmeno un pullman di turisti in un bruco mela gigante.
Questo, e molto altro, è ciò che vede Nuvolario, trascinando il lettore in pagine multiformi e in continua trasformazione, in un’avventura in cui lui stesso si vedrà spuntare mille occhi per poi “evadere dall’ingorgo” finendo gambe all’aria in macchina, per approare infine a destinazione (e quale destinazione!).
Devo però avvertire che di primo acchito questo fumetto potrebbe risultare spiazzante per alcuni, poiché di certo non ammicca agli adulti con toni sdolcinati e disegni aggraziati.
Tutto, qui, è oltre.
Datevi tempo: seguite l’ironia della scrittura di Tuono, il tratto guizzante ed espressivo di Martina. Lasciatevi incuriosire dalla copertina, e da quel bambino con i capelli spettinati, gli occhi che paiono un po’ storti, i denti pure storti, il naso all’insù e un’espressione di sincero stupore (e sconcerto).
E se andrete oltre, vi basterà aprire i risguardi per conoscere le coordinate della storia e farvi le prime risate, perché incontrerete subito la famiglia Bugatti, l’avanzare goffo e sgraziato della madre, con sigaretta in bocca e scarpa slacciata, il cappellino improbabile di Nuvolario, che già fa tenerezza, il padre che pare uscito direttamente dagli anni ‘70 e si arrabatta con una cartina stradale mentre dal baule sbuca una fila di salamini e una forma (iniziata) di formaggio, e il gatto sopra il cofano, e sotto la ruota…
In questo famiglia sgangherata, in questo mondo assolutamente fuori dall’ordinario, sono però certa che ognuno di noi, adulti, e anche bambini, troverà un pezzo di familiarità.
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