Leo e Lia

Silvia Sai

Leo e Lia è stata una vera sorpresa per me. Consigliato con convinzione dalla libraia Alessia di Radice-Labirinto ho atteso che Ilde compisse 4 anni per proporglielo.
Ero dubbiosa perché, pur riconoscendo l’alta qualità del libro, non sapevo come Ilde avrebbe accolto il linguaggio a tratti desueto e alcuni temi con i quali lei aveva poca confidenza, quali la morte, i castighi, la storia dell’uomo, l’Inferno e il Paradiso, e molti altri.

Condividere con mia figlia questa lettura ad alta voce è stato un grande insegnamento innanzitutto per me. Ho provato cosa significa parlare, e leggere, ai propri figli di questioni che a noi per primi mettono a disagio, ho compreso che bisogna fidarsi dei bambini e superare le proprie resistenze perché a volte sono proprio le sovrastrutture culturali di noi adulti a vedere ostacoli immaginari e a creare insensate barriere. Ho capito davvero che molti pensieri e molte domande si muovono già nell’animo dei nostri bambini, anche se piccoli, e i libri possono aiutarci a riconoscerle.

Mi sono convinta, infine, di ciò che molte volte mi era stato detto: ai bambini si può parlare di moltissime cose.
Soprattutto se il viaggio si compie insieme, accompagnati da parole delicate e vere come solo i grandi scrittori sanno fare.

Laura Orvieto era una mamma e una scrittrice che con mirabile grazia e naturalezza ha raccontato storie ai propri figli, storie che parlavano di loro, del mondo, della vita.

Ilde si è lasciata condurre da Laura Orvieto in questo viaggio, ha amato da subito tutto il libro (dopo le prime letture, ora seleziona i capitoli preferiti), sorridendo, incantata.
Il suo animo estremamente sensibile ha risuonato in Leo e Lia: i primi a essere sorpresi eravamo io e mio marito, Ilde probabilmente si è solo sentita una bimba rispettata e grande nei suoi pensieri.

Leo e Lia | Laura Orvieto e Vanna Vinci |Giunti | Galline Volanti

Articolato in tanti capitoli, più o meno brevi, Leo e Lia racconta la quotidianità di due bambini, Leo e Lia appunto, nella Firenze di inizio secolo scorso. Lia ha quasi due anni, Leo quattro. Se la loro vita è costellata di figure poco comuni ai nostri tempi, ma caratteristiche di un ambiente borghese di inizio ‘900 (una governante inglese, una cuoca, una cameriera…) e da abitudini ormai a noi abbastanza insolite (nella cura personale, nell’educazione…), è anche vero che Laura Orvieto sa davvero parlare ai bambini, a tutti i bambini, della loro vita di piccoli uomini in crescita. 

Il sapore di antico, in un certo lessico e in talune abitudini, piacevole, a dire il vero, è rinfrescato dalle meravigliose illustrazioni di Vanna Vinci, affermata fumettista contemporanea, che ha accettato la sfida di riportare a nuova vita questo testo originariamente edito nel 1909. Le sue delicate illustrazioni affiancano l’apertura di ogni capitolo e aprono di tanto in tanto squarci tra le pagine scritte, restituendo un’idea di calore familiare -grazie alle tinte calde prescelte- e di vitalità -grazie ai dettagli curati e alla grande espressività di corpi e volti-.

Numerosi sono gli spunti autobiografici a cui attinge il libro, dalla figura dei due figli, al personaggio della istitutrice e dei cuginetti, alle svariate situazioni domestiche descritte. Allo stesso modo, vi ritroviamo le grandi passioni dell’autrice: la letteratura, la storia classica, l’educazione e la relazione con i bambini. Queste risonanze conferiscono ancor più verità e anima alla scrittura della Orvieto.

C’era una volta un bimbo che si chiamava Leo e aveva quattro anni. Era anche buono: non sempre, ma quasi sempre. la mattina si alzava, si lasciava lavare con l’acqua fredda il petto, le spalle e la faccia, e qualche volta non piangeva. Qualche volta sì, quando l’acqua gli pareva troppo fredda. Per solito però voleva “essere grande”, e allora chiudeva la bocca e sospirava, ma non piangeva punto. Poi si vestiva, o meglio si lasciava vestire, si lavava da sé i denti collo spazzolino e il naso con una pompina di gomma piena d’acqua salata.; e qualche volta dimenticava di pulirsi le unghie. Tutti i giorni faceva il bagno. Miss Pear gli insaponava ben bene la testa col sapone al catrame e lo metteva nel bagno; e a Leo pareva di essere un pesce e di nuotare, spruzzava l’acqua da per tutto, e tuffava la testa sott’acqua per risciacquarla dal sapone.
Questo bimbo aveva una sorellina che rideva quasi sempre e si chiamava Lia. Quando Leo, la mattina, dormiva fino a tardi, lei diceva: “Dov’è Leo? Leo dolme” e poi gli portava le scarpine perché si decidesse ad alzarsi.

Sostanzialmente, tutto il libro ruota attorno alla relazione tra Leo, Lia e le figure adulte, innanzitutto la mamma, ma anche la governante inglese -Miss Pear- e altri personaggi -il padre, la cuoca…. Difficile illustrare le sfumature di queste relazioni che appaiono così intense nelle parole della Orvieto: incontriamo la cura, la severità, la complicità, l’educazione, il divertimento, la pazienza, l’ascolto.
Già il fatto che le storie poggino proprio sulla relazione tra bambino e un adulto significativo, rendono questo libro assolutamente interessante agli occhi dei lettori.
Impossibile, poi, non rimanere incantati dalla figura della madre, così esemplare! Equilibrata e saggia, dolce ma ferma nelle sue idee e nei principi che la guidano. Seria, comprensiva, affettuosa.
Una mamma che con estrema semplicità e rispetto sa parlare delle cose della vita: dalle paure alla nascita, dalla gestione dei soldi alla cattiveria, dall’importanza delle regole alla filiera del pane, dall’origine della neve o della lana alla bontà umana, dalla gelosia alla rabbia, dalla storia dell’uomo al brontolare, e altro ancora.

Ma ancor più straordinario è il punto di partenza di tutti questi discorsi, che non è una lezione o un insegnamento. Certo, la mamma, come le altre figure adulte, mostra di essere ben consapevole del ruolo di adulto guida o educatore, ma il punto di partenza sono sempre i bambini, con le loro domande e le loro curiosità, o le fatiche, i pianti, i pensieri. Leo non vuole indossare vestiti di lana? Leo non vuole mangiare la minestra d’orzo? Leo risponde male alla sorella, o picchia la mamma? Leo vede la madre mangiare un’albicocca quando non dovrebbe? Tutto è il principio per intessere una relazione e raccontare una storia. Ogni litigio, ogni sfogo di rabbia,. ogni esclamazione, ogni pianto, ogni sbuffo, ogni curiosità, è occasione per riflettere insieme al proprio bambino, per guidarlo verso la curiosità e la comprensione di sé e del mondo.
Grande affabulatrice, la mamma intesse storie dentro le storie cosicché anche noi lettori ci troviamo catapultati in un incredibile viaggio nelle parole. Alcuni capitoli sono storie di vita quotidiana, di gite e visite ai cugini, giochi e passeggiate, altri sono più densi, come dicevamo prima.

C’è un aspetto, infine che mi fa amare particolarmente questo libro. I bambini, qui, non sono bambini perfetti, né sempre allegri. Non c’è edulcorazione dell’infanzia, o idealizzazione. Qui ci sono bambini veri, che piangono spesso, per frustrazione, rabbia, paura, bambini che fanno i capricci o tengono il muso, bambini vivaci e scortesi. Laura Orvieto riconduce tutto nel calderone della vita, accogliendo quelle che possono sembrare debolezze in passi avanti nel lungo cammino della crescita.

“(…) Una delle cose più importanti, dopo il parlare, fu lo scrivere: fu quando gli uomini scrissero i primi libri, che erano fatti di mattone …”
“Di mattone?” domandò Leo meravigliato.
“Sicuro. I primi uomini non avevano né carta né penna né inchiostro: prendevano della terra come quella che adoperi tu per fare le forme, ne facevano un quadrato, e ci scrivevano su con una punta. poi quella terra la facevano seccare o cuocere, e diventava un libro. Fu un gran passo il libro nella strada degli uomini, perché così i morti poterono insegnare ai vivi”.
“I morti insegnare ai vivi!” disse Leo che trovava la storia sempre più meravigliosa.
“Sì, perché prima di morire scrivevano. Anche ora i vivi imparano molte cose dai morti, leggendo i loro libri”.
“E poi?” domandò Leo,
“Poi continuarono a camminare. Ma la strada era lunga lunga lunga! Ancora gli uomini si vendevano, si compravano, e ancora si ammazzavano…”
“Ci sono anche adesso quelli che ammazzano!” osservò Leo. “Anche a Firenze!”
“Sì, ci sono: quelli che sono rimasti uguali ai selvaggi”.
“E poi c’è la guerra!” disse Leo. A Leo non piaceva punto la guerra: non gli piaceva l’idea di ammazzare gli altri e nemmeno quella di essere ammazzato lui.
“Sì, c’è la guerra. Ma finirà”.
“Come lo sai?”
“Lo so, perché gli uomini vanno sempre avanti per quella strada lunga lunga lunga. Lo so perché ci sono già molte persone nel mondo che non la vorrebbero. E poi una volta c’erano guerre tutti i momenti, e ora ce ne sono poche”.
(…)
“Raccontami la storia del mondo, mamma” pregò Leo.
“La storia del mondo è fatta di tante tante storie, e sono tutte belle. Ma non te le posso raccontare ora: sei troppo piccino. Te le dirò quando sarai più grande. Quando avrai almeno sei anni”.

LEO E LIA.
Storia di due bambini italiani con una governante inglese.

Laura Orvieto (testo), Vanna Vinci (illustrazioni)
Giunti Junior
Anno di pubblicazione: 2011 (Prima edizione: 1909)
144 pp. | 17 x 21 cm.
Prezzo di copertina: 16,50 euro

Età di lettura: dai 4 anni

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2 risposte a “Leo e Lia”

  1. Mica ha detto:

    Che bello questo libro! Dove l’hai trovato?

    • Silvia Sai Silvia Sai ha detto:

      Ciao Mica! Lo puoi trovare tranquillamente nelle librerie (in Italia), o negli store on line, perché questa è un’edizione recente che recupera la versione originale del libro.

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