La buca

Silvia Sai

Del libro di cui scrivo oggi ho un’opinione ambivalente.

La buca ha riscosso grande successo di pubblico e critica, vincendo il premio Andersen 2020, e la prima volta che l’ho avuto tra le mani, in anteprima, mi ha conquistata. Ciò che subito mi è piaciuto, è ciò che di questo albo tutt’ora mi convince.

Ma c’era qualcosa, un gomitolo da sbrogliare nella mia testa, e il libro è rimasto lì, per diversi mesi, in attesa che mi si chiarisse.

[ consiglio solo libri che mi convincono al 100%; laddove non è così, ed è capitato, cerco di scriverne solo quando ho messo a fuoco le mie perplessità ]

La buca è un albo illustrato di Emma Adbage, illustratrice e scrittrice svedese, edito in Italia da Camelozampa.

La storia è raccontata in prima persona da una bambina che fa capolino già nel frontespizio, per poi disperdersi tra i tanti bambini e bambine; lei infatti è voce narrante, quasi in rappresentanza di tutti i compagni, ma non è protagonista.

Nel cortile della sua scuola c’è una profonda buca nella quale tutti i bambini giocano entusiasti. La Buca è molto più di uno spazio fisico: è teatro di fantasie e giochi immaginari e di corpi che si sperimentano nei movimenti più liberi (corse, rotolamenti, percorsi ad ostacoli, scavi, arrampicate…). Ma la Buca non piace agli adulti, ai maestri e alle maestre che sprofondano sempre più nella loro ottusità esprimendola in rabbiosi divieti, minacce e foschi presagi.

Poi un giorno una bambina, Vibeke, si fa male davvero, inciampando nelle stringhe delle scarpe; la Buca viene proibita e in seguito riempita, in un giorno dal cielo plumbeo che ammutolisce l’entusiasmo dei piccoli. La contrapposizione è netta: gli adulti consentono il solo gioco “senza rischio” (altalene, palle sgonfie…) mentre i bambini fanno di tutto per trovare altre vie di libertà, se non possono entrare nella Buca, esploreranno il Bordo, e infine, scopriranno un Mucchio, altrettanto ricco di possibilità.

Questa è in sintesi la nuda trama, ma siccome ho parlato di ambivalenza, vediamo ora di esplorare.

la-buca-emma-adBåge-camelozampa-galline-volanti

Che cosa mi ha convinto di questo albo?

In primo luogo le illustrazioni, che con un tratto mosso, particolareggiato e altamente espressivo rappresentano con efficacia le diversità dei bambini, per tratti somatici, abbigliamento, mimica, carattere, atteggiamenti e comportamenti.

Si legge bene quanto siano indaffarati nel loro mondo di gioco. Si vede bene anche, dipinta sui loro volti, la noia, il disappunto e il fastidio (le linguacce!) per i divieti imposti dagli adulti – alcune facce sono proprio buffe, pare di sentirli sbuffare! -. Per non parlare della scena quasi splatter in cui il sangue esce copioso dal naso di Vibeke, in seguito alla caduta, di un realismo grottesco – quante volte avete visto scene simili rappresentate in un libro per bambini? –

Insomma, delle illustrazioni ho apprezzato la schiettezza, un po’ ironica, caricaturale, autentica.

Sono certa che i piccoli lettori siano naturalmente portati a confrontarsi con questi bambini, qualcuno si identificherà, qualcuno si porrà domande. Qualcuno maturerà pensieri rispetto alla relazione con il mondo adulto, che qui emerge in un’omogeneità disarmante, compatto nel porre divieti e instillare paure. Qualche lettore farà il tifo per i bambini, qualcuno, come mia figlia, problematizzerà la questione (“la mia maestra Anna non farebbe così”).

Mi è piaciuto il finale: il trionfo del gioco libero sull’ottusità senza senso logico.

Ora però avviciniamoci agli elementi che mi lasciano perplessa.

Dico subito che non riguardano la contrapposizione granitica e stereotipata tra infanzia e mondo adulto perché nutro profonda fiducia nei bambini lettori e nella loro capacità di esercitare un pensiero critico e personale riconducendo le storie che incontrano nei libri alle loro esperienze di vita (questo discorso vale se le storie e le esperienze che in generale incontrano sono varie e non a senso unico).

Il problema però è che nella rappresentazione priva di sfumature di questi due mondi contrapposti si perde la possibilità di approfondire la narrazione che, dati i presupposti, avrebbe gli ingredienti per essere più ricca e articolata. Si potevano problematizzare ad esempio le relazioni, offrendo un minimo di profondità in più, stimolando così un coinvolgimento empatico del lettore e dando corpo a una vera storia.

Mi è sembrato che dopo un paio di letture, questo libro non avesse più nulla da raccontare.

[ e poi: non ho capito da dove salta fuori il Mucchio finale; i bambini inoltre fanno bellissimi giochi nella Buca, e l’autrice è bravissima a raccontarli nel dettaglio con autenticità, tuttavia, per mantenere la stessa autenticità, avrei dato un immagine più realistica, inserendo accanto alla “famiglia di caprioli” anche giochi di guerra, di bande, di spie… insomma tutti quei giochi politicamente scorretti che sono soliti fare i bambini! ]

In conclusione: trovo il libro interessante ma con alcune potenzialità inespresse; un libro in cui le illustrazioni sono molto più comunicative di quanto sia l’impianto narrativo generale.

 

P.S. Trovo il libro adatto per bambini di 4 – 5 anni, mi pare assolutamente insensato l’inquadramento nella categoria 6/9 anni del Premio Andersen.

P.P.S. In quest’altro libro splendido c’è una buca, anzi un buco, che ha moltissimo da raccontare, arriverà mai in Italia?

LA BUCA

di Emma AdBåge

Traduzione di Samanta K. Milton Knowles

Camelozampa

Anno di pubblicazione: 2020

40 pp. | 21,5 x 28 cm.

Prezzo di copertina: 15 euro

Età di lettura: dai 4 anni

Clicca sul cuore per acquistare il libro da SEMOLA!

E’ una GiocoLibreria indipendente. Perché l’abbiamo scelta, quali le condizioni di spedizione, cosa ci guadagniamo noi: qui spieghiamo tutto.

Condividi questo articolo sui social

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *