I libri di Gatto Orlando (19 in tutto) hanno come protagonista un micione aranciato (in inglese si chiama “the marmelade cat” per l’appunto) al centro di diverse avventure e vicende vissute insieme alla moglie e ai tre figli. L’ambientazione è urbana, il gatto infatti vive in una casa al servizio di un “padrone” per il quale ovviamente caccia i topi, ma spesso si sposta in altre situazioni, come nel volume edito in Italia ambientato in campagna, dove la famiglia di gatti trascorre una piacevole vacanza in tenda.
Orlando era un gatto bellissimo, color marmellata d’arance e dal pelo striato: gli occhi di un verde brillante, ricordavano due acini di uva spina. Lui e Grace, la sua adorata moglie, avevano tre gattini: Macchiolina, dal pelo tartarugato, Bianchina, candida come la neve, e Nerino, nero come il carbone.
Riuscite già a visualizzare la famigliola di gatti, vero? Questo avviene grazie a un linguaggio preciso e concreto, complice probabilmente una buona traduzione, che accompagna tutta la narrazione assieme a illustrazioni originali (soprattutto per l’epoca!), che con la raffigurazione di dettagli significativi e la scelta di colori accesi evocano la partecipazione del lettore.
Kathleen Hale ci conduce in un mondo assolutamente ordinario, conosciuto, familiare, nel quale i bambini non faticheranno a specchiarsi. Non è un familiare neutro, però, altrimenti sarebbe forse noioso, è un familiare con filtro emotivo importante.
Mi spiego meglio: nel racconto della vacanza in tenda, fatta di piccole avventure e quotidianità, riconosciamo molti gesti e relazioni di cura, di gioco, di condivisione, di scoperta. Non sono gesti né comportamenti qualsiasi, sono connotati emotivamente perché evocano un immaginario di affetti: il papà che spruzza l’anti moscerini e bisogna coprirsi gli occhi, la mamma che canta una ninna nanna, l’entusiasmo di una gita in montagna, il picnic, la corsa a cercare di acchiappare l’arcobaleno dopo il temporale, la paura di nuotare nel fiume, una leccatina proibita al burro, fare musica e cantare insieme, dipingere quadretti…
Non tutti però hanno un papà che suona il banjo o una mamma che suona l’arpa, forse sono pochi i bambini ad aver dipinto su tela in riva al fiume, nessuno avrà mai giocato con bruchi pelosi, o gustato in un picnic tramezzini con pesce e uova. Diciamo, nessun bambino ha un papà gatto con un orologio al polso, ehm, alla coda.
Ed è questo il punto.
Tutto questo narrare, che così profondamente ci cala in una dimensione familiare, sarebbe quasi noiosa se non ci fossero alcuni elementi.
Innanzitutto, la ricchezza di dettagli nei disegni nei quali i bambini ameranno perdersi, cercare, vagare, riconoscere (state pur certi che sceglieranno subito il loro gattino preferito!); c’è addirittura una meravigliosa doppia pagina con la mappa del luogo prescelto per piantare la tenda!
In secondo luogo, il fatto che vicende così “normali” siano vissute da gatti, certamente animali antropomorfi, ma pur gatti sono, crea un significativo effetto di straniamento. Ordinario e straordinario convivono in una narrazione per questo a tratti ironica e tutt’altro che noiosa.
In conclusione: un libro accogliente, anche per il grande formato che valorizza le illustrazioni e il testo sufficientemente corposo, gradevole e coinvolgente.
Si può desiderare di più per una pubblicazione di esordio?
Una postilla si rende necessaria.
La storia del Gatto Orlando, come qualsiasi opera letteraria, riflette la cultura dell’autore, che non è solo cultura individuale ma anche collettiva, e in quanto tale va calata in un preciso contesto storico, geografico e sociale. E’ evidente che qui ci collochiamo in una cultura nella quale la rappresentazione della famiglia è quella tradizionale del pater familias e della moglie cui sono affidate le mansioni di accudimento dei figli e cura domestica.
Per intenderci: è Gatto Orlando che guida la macchina, è lui che insegna al figlio maschio a pescare, è Grace che lava i piatti e cucina. Non facciamo però l’errore di vedere la realtà con un filtro unico giusto? Se nella nostra quotidianità familiare già offriamo diverse rappresentazioni di modi di essere nei ruoli di genere, la famiglia di Gatto Orlando sarà solo uno tra i tanti modi di vivere. E se proprio dovessimo essere a disagio con la nostra coscienza, possiamo sempre scegliere di parlare con i bambini, conversando con loro rispetto a come certe storie sono (state) scritte da persone diverse da noi per le quali una certa visione dei rapporti era “normale”.
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