La montagna pirata

Silvia Sai

La montagna pirata mi ha attirata subito per due motivi: il titolo, che molto mi incuriosiva, e Fausto Gilberti, autore che mi fa impazzire per la sua ironia (mi scompiscio di risate ogni volta che leggo L’orco che mangiava i bambini). Non conoscevo invece Davide Longo, apprezzato scrittore per adulti.

Ad una prima lettura l’albo illustrato, che si presenta in un grande formato, solido e curato come tutti i prodotti di Edizioni Corraini, mi ha commosso e stupito.

La commozione deriva dal tema sottostante l’intera narrazione che potrebbe essere individuato nella rielaborazione di un lutto (poi c’è molto altro). Questo diventa però evidente solo in un certo momento del libro, quando tutto esplode, silenziosamente, ribaltando le prospettive e creando un effetto sorpresa abbastanza potente a livello emotivo. Nelle letture successive tutto acquista un altro sapore, ancor più intimo e denso di significati.

Lo stupore invece deriva dalla capacità di tenere insieme due registri narrativi ed emotivi, opposti. Insieme a un tono intimo, riflessivo, malinconico, convive quello divertente, un po’ sbruffone, che ti fa sorridere e ridere. Non è facile suscitare nel lettore sensazioni così diverse in maniera sensata e credibile, soprattutto in un albo illustrato per bambini.

Fausto Gilberti non mi ha delusa. I suoi disegni sono unici e comunicativi, nella loro semplicità e immediatezza, a partire dagli occhi dei personaggi, fino ad arrivare a quelle tavole in cui nero e bianco inciampano nelle parole scritte. Una compenetrazione armoniosa e rara, quella tra i due linguaggi, testuale e visivo, entrambi originalissimi.

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Non so se mi sento di condividere la trama. Un po’ perché c’è questa cosa del colpo di scena, che poi magari si intuisce subito, un po’ perché il testo scorre così bene per rotte imprevedibili e varie, che descriverlo mi sembrerebbe di banalizzarlo.

Però qualche coordinata va data, a partire dal protagonista, che è un bambino, insieme alla sua famiglia, subito presentata nel seguente modo:

La famiglia in questione è fatta di una mamma, un papà, un bambino, un cane e un’auto straniera color caffelatte. Il bambino è abbastanza contento della mamma e del papà, soddisfatto del cane, ma entusiasta della macchina straniera perché nel quartiere dove abitano nessuno ha una macchina straniera color caffelatte.

Così quando qualcuno dice al bambino “Tra due mesi arriverà la sorellina! Sei contento?”, il bambino risponde che la scritta LS sul baule della loro macchina vuole dire “lusso sfrenato”. Nel quartiere infatti ci sono molte sorelle, ma nessuna macchina straniera LS color caffelatte.

Il cane si chiama Quinto Valerio Massimo e alla fine del libro anche la sorellina in arrivo avrà un nome, “la sorella ripiegata che a suo tempo bisognerà srotolare e lavare prima di usarla con molta attenzione”.

La famiglia si appresta a trascorrere una settimana di vacanza in una baita di montagna ma il bambino non è affatto entusiasta all’idea, lui che era stato in montagna solo quando era “un bebè privo di comprendonio”, lui che la montagna gli mette tanta paura, con quella sua spaventosa barba bianca, per giunta in una baita prima abitata da una vecchia ora “stecchita”, come dice il papà.

Tra le cose che mettono paura nella pancia del bambino, infatti, oltre ai matti-rapitori di montagna, ci sono le barbe bianche, la cacarella lontano da ogni bagno e le nuvole grandi e veloci.

Poi una mattina, all’alba, mentre la mamma dorme, il bambino, insieme al cane e al papà parte per una camminata, ed ecco che si apre un’esperienza, ricca di scoperte.

Tra un osso di camoscio prontamente legato al collo e una tazza di the fumante, il bambino intesse un dialogo con il padre, e inizia a scoprire tantissime cose: che esistono i pirati di montagna (i più coraggiosi), che le persone che muoiono diventano alberi diversi, che “la barba bianca che tanto gli faceva paura (è) un prato di mille e mille soffioni”. Nel dialogo col padre affiorano tanti insegnamenti, di quelli che a un genitore ogni tanto scappano detti, tipo “le cose quando ci sei dentro sono sempre meno brutte, vero?”.

Entrambi, bambino e lettore, torneranno trasformati da questa camminata. Splendido il dialogo che segue tra il bambino e la madre, e il racconto del proseguo della permanenza in baita.

Non aspettatevi un tono in falsetto, sdolcinato, moralistico, nessuna pedagogia. Solo una dolce schiettezza e un po’ di irriverenza che riflette i pensieri più diretti e nudi, ma anche più caldi, del bambino.

Un libro che consiglio moltissimo, diciamo dai 6 anni.

LA MONTAGNA PIRATA

di Davide Longo (testo), Fausto Gilberti (illustrazioni)

Corraini Edizioni

Anno di pubblicazione: 2019

64 pp. | 21 x 30 cm.

Prezzo di copertina: 18 euro

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