La montagna pirata mi ha attirata subito per due motivi: il titolo, che molto mi incuriosiva, e Fausto Gilberti, autore che mi fa impazzire per la sua ironia (mi scompiscio di risate ogni volta che leggo L’orco che mangiava i bambini). Non conoscevo invece Davide Longo, apprezzato scrittore per adulti.
Ad una prima lettura l’albo illustrato, che si presenta in un grande formato, solido e curato come tutti i prodotti di Edizioni Corraini, mi ha commosso e stupito.
La commozione deriva dal tema sottostante l’intera narrazione che potrebbe essere individuato nella rielaborazione di un lutto (poi c’è molto altro). Questo diventa però evidente solo in un certo momento del libro, quando tutto esplode, silenziosamente, ribaltando le prospettive e creando un effetto sorpresa abbastanza potente a livello emotivo. Nelle letture successive tutto acquista un altro sapore, ancor più intimo e denso di significati.
Lo stupore invece deriva dalla capacità di tenere insieme due registri narrativi ed emotivi, opposti. Insieme a un tono intimo, riflessivo, malinconico, convive quello divertente, un po’ sbruffone, che ti fa sorridere e ridere. Non è facile suscitare nel lettore sensazioni così diverse in maniera sensata e credibile, soprattutto in un albo illustrato per bambini.
Fausto Gilberti non mi ha delusa. I suoi disegni sono unici e comunicativi, nella loro semplicità e immediatezza, a partire dagli occhi dei personaggi, fino ad arrivare a quelle tavole in cui nero e bianco inciampano nelle parole scritte. Una compenetrazione armoniosa e rara, quella tra i due linguaggi, testuale e visivo, entrambi originalissimi.
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