Scaraventati dentro la vita…Lev ed Erika

Ada

Continua il nostro avvicinamento alla GIORNATA DELLA MEMORIA cominciato con una ricerca di punti di vista differenti, che spostassero la visione dal massacro, dalla deportazione alla libertà (se vi siete persi il nostro primo post potete sempre recuperare leggendovelo qui).

Oggi vi raccontiamo di due albi illustrati in cui la libertà arriva miracolosamente, grazie all’esercizio della massima forma di dolorosa generosità, il lasciare andare. Due famiglie, due genitori che consapevolmente, faticosamente, lasciano andare i propri figli verso un destino ignoto che, forse, li porterà alla vita piuttosto che alla morte certa.

La storia di Erika

La storia di Erika di Ruth Vander Zee, illustrato da Roberto Innocenti, edito da La Margherita Edizioni è un albo che ha preso vita grazie a un incontro fortuito fra l’autrice e Erika, in Germania, nel 1955 a cinquant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale.

E il libro si apre proprio così con l’immagine di due donne compostamente sedute di fronte a uno scenario di distruzione moderna. No, non la guerra. Un semplice temporale che ha scoperchiato il tetto del Municipio. Ma quell’immagine riporta prepotentemente indietro nel tempo, alle bombe e alle distruzioni di cinquant’anni prima, e alla storia di Erika. Le immagini virano al color seppia, come se le illustrazioni fossero foto di un tempo andato, un tempo grigio e di orizzonti tetri.

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Aveva pochi mesi Erika quando la sua famiglia dal ghetto viene deportata. File composte di donne, uomini e bambini. Scarpe su scarpe, sandali di bambino, le scarpe di mia nonna, scarpe eleganti con il tacco per le serate speciali. Roberto Innocenti fa parlare i particolari e le atmosfere. Gli uomini appaiono una massa senza volto, quasi a volerci avvicinare al sentire di Erika, che quei volti li ha a lungo immaginati senza potergli dare dei lineamenti reali.

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Sul vagone merci forse i suoi genitori capiscono quello che non avevano voluto vedere prima. Forse sentono i racconti degli altri deportati. Sanno dove stanno andando e sanno cosa molto probabilmente succederà alla loro figlia neonata appena arrivati a destinazione. Decidono, senza troppo indugiare per non cambiare idea, che Erika non meritava di morire e così scelgono di provare a donarle una nuova opportunità, una nuova vita. Sono delicate le parole che Erika usa per descrivere come la sua mamma si è avvicinata all’unica apertura per l’areazione del vagone. Chissà quante volte si è immaginata quel momento.

Ciò che accadde dopo, è la sola cosa di cui sono certa.
Mi lanciò fuori dal treno.
Mi lanciò su un piccolo tappeto d’erba, vicino ad un passaggio a livello.
C’era della gente, ferma davanti ai binari. Aspettavano di poter passare e videro me volar fuori dal vagone. Nel suo viaggio verso la morte, mia madre mi scaraventò dentro la vita.

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Le immagini del “volo” di Erika accompagnano la potenza dell’essere scaraventati con un cambio di colore. Un piccolo fagotto rosa in un panorama grigio, un puntino rosa come la gonna di Erika nella prima pagina.

Non sappiamo che cosa sia realmente successo ai genitori di Erika. Possiamo solo immaginarlo. Sappiamo invece che Erika si è ricostruita una vita, grazie ad una donna che l’ha cresciuta, guardando avanti e al contempo indietro. Bella l’immagine di chiusura dell’albo. Nuovamente una immagine a colori, una bambina cresciuta che guarda ad un treno che passa.

La storia di Erika

Un albo costellato di domande senza risposta, di storie e destini immaginati, di ferite del cuore…una storia di adozione fuori dagli schemi che porta con sè le complessità della ricerca della propria origine insieme a quella di devastazione e morte della seconda guerra mondiale e con essa il fardello più pesante con cui convivere “I miei genitori sono morti? e se non sono morti sapranno che io sono viva?”.

Penso che sia come avere qualcosa piantato nel cuore che ti fa male, sempre. Ma forse Erika ha imparato a conviverci e, come tanti sopravvissuti della Shoah, ha deciso di voltare pagina e di guardare al futuro, ripartendo proprio dalla sua vita passata e generando nuove storie di vita, quelle delle sua famiglia.

Roberto Innocenti ha vinto, con questo albo, nel 2008 il Premio “HANS CHRISTIAN ANDERSEN” nella categoria illustratori.

Un altro albo appena pubblicato, fresco fresco di stampa, racconta di una storia di separazione, anche questa una storia vera, ricostruita dall’autrice con un attento lavoro di recupero storico e di interviste. Lev, scritto e illustrato da Barbara Vagnozzi per Gallucci Editore nasce da un incontro fortuito, come nel caso del precedente albo, tra l’autrice e la nuora di Lev, in Italia per un laboratorio teatrale sulla storia del suocero in cui incappa proprio il giorno della memoria. Immediatamente nasce l’idea di trasporre la storia in albo illustrato.

Lev - Barbara Vagnozzi - Gallucci Editore

Lev ha dodici anni, una sorella maggiore, una mamma casalinga e un papà operaio, ama collezionare francobolli ed è alto e biondo come i veri ariani, ma è ebreo. In Germania, dove vive con la famiglia, le leggi razziali si inaspriscono sempre più, rendendo la vita impossibile agli ebrei. Ma c’è una data che fa da spartiacque fra il prima e il dopo: 9 novembre 1938, la notte dei cristalli. Una notte in cui i nazisti saccheggiano e incendiano centinaia di negozi ebrei, appiccano il fuoco a case e sinagoghe, picchiano, deportano ed uccidono. Lev e la sua famiglia, avvertiti appena in tempo dalla domestica, riescono a mettersi in salvo. E’ l’inizio della fine. I genitori di Lev capiscono che devono cercare di lasciare la Germania, ma nessun paese li vuole.

Lev- Barbara Vagnozzi - Gallucci

Solo la Gran Bretagna accetta, organizzando trasporti speciali per bambini e ragazzi sotto i 17 anni di origine ebrea o comunque a rischio di persecuzione in Germania e fornendo un permesso di soggiorno temporaneo, dietro il pagamento di una garanzia di cinquanta sterline; i bambini venivano accolti, per la maggior parte, presso famiglie affidatarie inglesi.

Lev - Barbara Vagnozzi - Gallucci
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Hannah, la sorella di Lev parte per prima, ma non ci sono abbastanza soldi per mandare anche il fratello. La famiglia si divide, gli affetti continuano ad unire. Hannah tenta strenuamente di racimolare i soldi necessari per organizzare un Kindertrasport per suo fratello, cucendo bottoni. Non ce la avrebbe mai fatta se una signora inglese, mossa a compassione, non avesse promosso una raccolta fra le amiche per mettere insieme la somma.

Lev - Barbara Vagnozzi - Gallucci

La storia appare così drammaticamente attuale anche oggi…i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio italiano sono migliaia.

Lev parte con una piccola valigia dentro cui custodisce l’unica cosa cara che gli è rimasta, la sua collezione di francobolli. Ma come nelle più terribili storie dei Grimm, Lev viene picchiato e privato anche di quella da un soldato nazista prima di potersi mettere in salvo.

La vita in Gran Bretagna è dura. Lev è solo. Viene mandato in campagna presso una famiglia contadina dove sopravvive senza vivere per davvero.

“Il cibo migliore è per i loro figli, e per me solo quello che resta.”

“Mi manca tanto papà. Qui non c’è nessuno che mi dica come fare le cose, che mi aiuti e mi protegga. Nessun altro qui è come me. Sono molto solo”.

Un’altra storia di solitudine che tempra i caratteri. Lev è diventato un uomo di successo, un importante ingegnere in ambito civile, si è sposato, ha figli, nipoti e pronipoti. Il più piccolo si chiama Lev, che in ebraico vuol dire cuore.

Il libro racconta una storia poco conosciuta che mi ha portato a cercare maggiori dettagli sui kindertrasport e soprattutto sulle motivazioni che hanno spinto la Gran Bretagna a organizzare una tale operazione che ha permesso di mettere in salvo oltre 10’000 bambini provenienti da Germania, Austria e Cecoslovacchia. La storia racconta di una forte mobilitazione popolare e dell’opinione pubblica, oltre che delle pressanti richieste dei comitati per l’aiuto dei rifugiati e dei movimenti per la tutela del bambino.

L’albo è bilingue, quasi a voler mantenere quel ponte che ha legato la Gran Bretagna all’Europa durante la guerra. Le illustrazioni riportano indietro agli anni ’40 con i tratti a matita poco morbidi, a cui fanno da contraltare invece i colori a pastello caldi utilizzati. Colpisce anche la tecnica del collage che viene utilizzata per riportare all’interno dell’albo oggetti reali, quali i bottoni che Hannah cuce, i francobolli di Lev  o quel cibo che gli era vietato. Ciò che ci parla sono gli sguardi che a tratti si fanno seri, preoccupati, attoniti e altre volte si riempiono di gioia e possibili futuri.

Lev, al contrario di Erika, ritroverà la sua famiglia, ma non sarà già più un bambino, o forse non ha mai avuto la fortuna di esserlo.

LA STORIA DI ERIKA
Vander Zee Ruth (testo) – Roberto Innocenti (illustrazioni)
La Margherita Editore
Anno di pubblicazione: 2005
formato: 24 pagine illustrato cartonato
Prezzo di copertina: 15,00 euro
Età di lettura consigliata: 8+

LEV
Barbara Vagnozzi
Gallucci Editore
Anno di pubblicazione: 2016
formato: 32 pagine illustrato rilegato
Prezzo di copertina: 14,00 euro
Età di lettura consigliata: 8+

Per chi vuole conoscere meglio la storia dei kindertransport può dare una occhiata qui.

Se invece volete materiale di approfondimento per lavorare con i ragazzi in classe su La storia di Erika potete fare riferimento al sito dell’autrice ove propone materiale liberamente scaricabile.

Altri letture da proporre per il Giorno della Memoria…

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4 risposte a “Scaraventati dentro la vita…Lev ed Erika”

  1. Adriano ha detto:

    Come tutti, nel leggere i libri da voi segnalati, arrivati da amazon in 24 ore!, mi sono commosso. Non ho altre parole per sottolineare quanto queste due brevi storie di vita vissuta mi abbaino colpito. Le mie tre nipotine sono troppo piccole ancora per capire, ma conserverò gelosamente questi testi, così belli anche nelle illustrazioni, per leggerli a Vittoria tra un paio di anni, a Virginia tra quattro e a Nicole tra sette. Nel frattempo forse potranno vedere le figure e piano, piano potrò iniziare a raccontare loro la tragedia dello sterminio di sei milioni di ebrei. Noi nonni abbiamo il compito di raccontare, di ricordare, di coinvolgere i nostri nipoti. I genitori, pur in gamba e perfetti, spesso non hanno il tempo di farlo.

    • Galline Volanti Galline Volanti ha detto:

      Caro Adriano due volte grazie a te…la prima per le tue belle parole, la seconda perché Lev l’ho preso anche spinta da una tua mail a Silvia. Oggi per noi genitori è veramente molto difficile rallentare i ritmi, andare sotto la superficie delle cose, dare il tempo ai nostri figli per arrivarci…purtroppo le quotidianità e i tempi pressanti a volte non lo permettono. Le Galline sono uno spazio che io e Silvia ci ritagliamo con i denti proprio perché fermarsi a pensare è bello…voi nonni in questo potete dare un contributo fondamentale. Avete la voglia, a volte il tempo e soprattutto l’esperienza di una vita vissuta! Ada

  2. scaffalebasso ha detto:

    Ada mamma mia! Io piango a leggere queste storie e purtroppo non di commozione. È difficilissimo per me, soprattutto quando le storie riguardano i bambini: che coraggio, che forza, che strenuo attaccamento alla speranza e che dolore quei genitori, che dolore! I libri sembrano splendidi entrambi: Innocenti piace molto a mio marito e Barbara Vagnozzi mi sembra brava. Tu riesci a leggere tranquillamente storie così? Io devo centellinarle.

    • Galline Volanti Galline Volanti ha detto:

      Le storie così sono profondamente strazianti perchè ci riportano proprio dritti alle nostre quotidianità, alle nostre relazioni più intime e forti, ai legami con i nostri figli. A me pare inconcepibile pensare di separarmi da loro e soprattutto di lasciarle in balia dei venti e degli eventi, con la totale e completa incertezza sul loro destino. La morte è forse più forte di qualsiasi cosa…forse quando la guardi in faccia sai cosa è giusto fare. Maria io normalmente piango, mi commuovo, mi si arrotolano le budella a leggere queste storie. Ma come vedi quelle che ho scelto sono a lieto fine e il solo saperlo mi rende più sicura nella lettura…il Volo di Sara non mi fa lo stesso effetto.

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