L’uovo nero

Silvia Sai

E se un giorno una gallina deponesse un uovo nero?

Sono sempre incuriosita dagli adattamenti delle fiabe classiche ad opera di autori/autrici contemporanei, nel vedere come una nuova luce si insinui in un’impalcatura narrativa preesistente.

La fiaba L’uovo nero di Luigi Capuana (fine ‘800) non riporta a una tradizione popolare precisa ma è frutto dell’invenzione dello scrittore siciliano, è quindi fiaba d’autore, e ad essa Sante Bandirali e Alicia Baladan si sono riferiti per scriverla e illustrarla nella forma di albo illustrato, con un esito a mio avviso decisamente felice.

Lo sguardo originale dei due autori emerge in modo netto e rappresenta un elemento di fascino in una fiaba che smuove tensioni profonde, come tutte le fiabe, del resto.

Sante Bandirali sceglie una scrittura agevole, fresca e asciutta, mantiene il ritornello caratteristico di Capuana, la struttura incalzante e ritmata, si permette una preziosa variante nel finale, alleggerisce alcuni dialoghi e una certa crudezza, pur mantenendo qualche spada e qualche tuffo in pentola bollente del galletto.

Alicia Baladan compie uno splendido lavoro di reinterpretazione: restituisce abilmente sia gli elementi ironici e umoristici che le tinte più sottilmente drammatiche. Grazie a una scelta di colori elegantemente contrastata, gli inaspettati cambi di prospettiva e le ombre ben posizionate, Alicia sottolinea visivamente i contrasti, le relazioni e le identità, che rappresentano la base simbolica di questa fiaba.

Ne risulta un insieme armonico e gradevolissimo.

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Il resto lo fa Capuana, con la sua fiaba che è una foresta di significati e strutture profonde. Io, che non la conoscevo, ne ho colto l’aspetto disorientante e liberatorio. Ho letto una storia di incomprensione e incomunicabilità, di incontro con l’inaspettato e il diverso, una storia di accettazione e di rifiuto, di desiderio, di rabbia e fastidio, di confronto tra normalità e anormalità, ma anche una storia di ascolto, di rispetto, e di infinito amore. Si potrebbero individuare molti e interessanti temi sottostanti senza ridurlo a un libro a tema perché quello che le fiabe, e le buone storie in generale, fanno risuonare nel lettore va ben al di là di una singola parola.

In una casetta di campagna vivevano una contadina e la sua gallina. Cioè, una gallina e la sua contadina. Insomma, la contadina e la gallina vivevano insieme e stavano bene così.

Ogni mattina la gallina deponeva due uova e la contadina andava al mercato a venderle. Col ricavato comprava un pezzo di formaggio, un po’ di pane, del latte, e tornava a casa.

Con quelle poche cose e le verdure dell’orto, la contadina e la gallina si sentivano delle gran signore.

Questo è il principio della fiaba e già intravediamo (anche nelle illustrazioni) alcuni elementi caratterizzanti lo stile narrativo: una certa stranezza disorientante, meravigliata; un umorismo nel testo e nelle immagini (contadina e gallina sono rappresentate rilassate a mollo in una tinozza da bagno); una complicità speciale tra contadina e gallina; una dimensione domestica felice e accogliente.

Poi un giorno la gallina depone due uova, una bianca e una nera, e quest’ultima resta invenduta al mercato. Iniziano così una serie di divertenti peripezie volte tutte, in sostanza, a far trovare il proprio posto nel mondo all’uovo nero, che sarà donato al Re, si schiuderà nel seno della Regina, crescerà “pulcino spennacchiato” a corte, diventerà galletto esuberante e rumoroso finchè non diventerà un problema al quale la contadina e la gallina mamma in primis, lo stesso Re, e pure la Fata Morgana, tenteranno di trovare una soluzione, in un andirivieni frenetico di corse e consulti, tra ritornelli, formule magiche e ripetizioni, sciabolate, morti e resurrezioni.

Presto di questi chicchirichì non ne poté più nessuno

Pare proprio che il galletto voglia continuare a fare chicchiricchi, anche quando viene adottato come figliolo dal Re, e pure quando con una metamorfosi diventa quasi interamente umano. Ma anche in quel caso non è come dovrebbe essere, perché lo assale un’inspiegabile tristezza e desiderio di solitudine (meravigliosa la tavola di Alicia Baladan che ritrae il Principe galletto attorcigliato su se stesso con sguardo sperduto e vacuo).

Vi chiederete come si conclude. Bene, gli autori scelgono il lieto fine, che è estremamente liberatorio nella doppia pagina finale: non desiderava forse il galletto poter gridare con tutto il fiato in gola chicchirichì?

L’UOVO NERO

di Sante Bandirali (testo) e Alicia Baladan (illustrazioni)

(tratto dalla fiaba di Luigi Capuana)

Uovonero Edizioni – Collana I Geodi

Anno di pubblicazione: 2020

36 pp. | 21,5 x 30 cm.

Prezzo di copertina: 16 euro

Età di lettura: 4 anni

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